martedì 5 luglio 2011
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«Il crimine globale è una forma estrema di libero mercato. Per i trafficanti non fa differenza vendere bambini e organi umani o farmaci e sigarette di contrabbando. Per loro tutto quel che produce ricchezza si può produrre e vendere. Ne deriva che le forme di repressione del crimine servono a poco se perseguono solo l’offerta e non la domanda di beni e servizi illeciti». Sono queste le tesi di fondo che Sandro Calvani, già direttore degli aiuti umanitari della Caritas, operatore e responsabile dal 1980 di diversi organi delle Nazioni Unite connessi con la lotta alla criminalità organizzata e la promozione dello sviluppo umano, ha trattato - con la collaborazione di Michela Albertazzi - nel volume Saccheggio mondiale. Le nuove 'Pagine Gialle' del crimine globale (edizioni Effatà). Un centinaio di 'categorie merceologiche' del crimine in ordine alfabetico moltiplicate dalle loro sotto-categorie: alcune insospettate, almeno per la loro ampiezza, altre conosciute solo in superficie, che disegnano una mappa mondiale del malaffare che coinvolge a pieno titolo anche il nostro paese. Dal volume emerge una situazione con ampie zone d’ombra che consentono all’illegalità di prosperare in un contesto internazionale che si vorrebbe integrato, anche nella lotta al malaffare. Quali ne sono le ragioni?«Si, è vero: c’è sempre meno bianco e nero e molte più sfumature di grigio. Tanto che ogni forma di malaffare contribuisce a creare una sub­cultura del 'cosi fan tutti'. A Hong Kong, la polizia più corrotta al mondo negli anni ’90 definiva la corruzione, compresa la propria, come un autobus: tutti possono salire, tutti vedono chi sale e chi no, costa poco, va dappertutto, può essere affollato, puoi dover aspettare un po’, ma poi arriva anche per te. Puoi anche rifiutare l’autobus (la corruzione) e andare a piedi o corrergli dietro o a fianco. Ma una sola cosa non è consigliabile: cercare di fermare l’autobus. Oggi la polizia di Hong Kong è una delle meno corrotte al mondo perché un forte movimento di opinione pubblica ha deciso di mettere le mani avanti e fermare la corruzione del passato». Nel libro lei pone l’accento sulla responsabilità dei fruitori dei 'servizi' offerti dalla criminalità... «Ho cercato di limitarmi a raccogliere fatti reali. A parte qualche angoletto del mercato illecito dove è l’offerta a 'creare' il mercato, tutto il grosso del prodotto criminale lordo globale, dalle scommesse illecite al riciclaggio di denaro, dalla maggior parte delle droghe alla prostituzione asservita è invece la domanda che genera, promuove, e orienta l’andamento dei business malavitosi. Dunque sarebbe ora di orientare le politiche di controllo e riduzione delle mafie globali sul fronte dell’offerta, invece che accontentarsi di sbattere in galera qualche gruppo criminale che viene subito sostituito da qualcuno più capace che è riuscito ad evitare l’arresto perché meglio collegato al potere. Per quanto riguarda i consumatori di ogni bene e servizio illecito, informazione ed educazione funzionano mille volte meglio della repressione». Colpisce la sua affermazione, che è basata sulla sua specifica esperienza internazionale, delle connessioni anche tra tipologie di attività criminali assai distanti tra loro...«Sì, ho fatto un’affermazione controcorrente. È frutto della mia esperienza vissuta in oltre un centinaio di Paesi. Non c’è una Spectre globale , ma certo esiste una forte collaborazione inter­settoriale, pro-attiva, efficiente, molto flessibile e creativa tra tutte le reti criminali. Dove c’è una prospettiva di guadagno illecito o di controllo del territorio basta una telefonata per mettere d’accordo chi corrompe la magistratura con chi traffica armi o dvd pedo­pornografici. D’altronde non è niente di diverso da quello che succede nel mercato legale. Se un’azienda che produce vino può diversificare e produrre scarpe e collaborare in una campagna di sensibilizzazione sull’ambiente, allo stesso modo una rete criminale che vende bambini ai pedofili, re-investe in acquisto di terre e in scommesse illecite. Oggi chi gioca in una squadra corrotta o criminale deve essere disposto a qualunque invasione di campo». In quale modo è possibile una reazione che rompa la rete del malaffare e insieme tuteli chi ai livelli più bassi in esso ha uno strumento di sopravvivenza altrimenti negato?«Tecnologie di comunicazione, nuove reti sociali, volontariato e partecipazione di ogni genere consentono oggi quasi ovunque nel mondo di non essere più succubi di potenti e prepotenti corrotti e poco trasparenti. Allo stesso modo deve essere inaccettabile un potere o un sistema di mercato corrotto che crede di essere al di sopra di ogni legge e nasconde al popolo quanti schiavi vengono usati per produrre un giocattolo più economico o un alimento adulterato. Se il mondo dei consumatori rifiuta di chiudere gli occhi sugli abusi di chi produce e di chi vende, anche i più deboli in fondo alla catena di produzione hanno più possibilità di rompere il circolo vizioso dello sfruttamento criminale».
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