Il gran peso delle briciole
martedì 21 gennaio 2020

Uno dei motivi dell’insostenibilità dei sistemi economici attuali è l’aumento delle disuguaglianze a livello globale e all’interno dei Paesi. Il Rapporto Oxfam 2020, pubblicato lunedì 20 gennaio, sostiene che stiamo arrivando a un punto in cui le disuguaglianze economiche sono fuori controllo. Esso si concentra sulla ricchezza, misura dello stock posseduto da ogni persona, e non sui redditi, e cioè quello che si guadagna in un anno. Entrambe le misure, però, stando alle ultime pubblicazioni internazionali, mostrano che la forbice del divario tra i più ricchi e i più poveri è in costante aumento.

Branko Milanovic, grande studioso di questi temi, nel suo famoso grafico, chiamato "dell’elefante" a causa della sua forma, ci indica come dal 1980 in poi chi vede aumentare i propri redditi e le proprie ricchezze sono le élite di ricchissimi sparsi nel mondo e coloro che vedono accrescere le proprie disponibilità nelle economie emergenti, come per esempio la Cina, mentre si assiste alla sparizione della classe media nelle economie avanzate.
A chi si domanda se la disuguaglianza rappresenti un problema, Angus Deaton, premio Nobel per l’Economia, risponde con un’altra domanda: è proprio vero che il mondo migliora se pochi guadagnano un sacco di soldi e tutti gli altri ne guadagnano pochi o nulla, ma non stanno peggio economicamente rispetto al passato? Se la disuguaglianza aumenta oltre una certa soglia diventa tossica, come la presenza dell’anidride carbonica nell’aria: se troppa non si può respirare. «Quando si arriva al punto in cui una sola persona possiede una parte enorme della ricchezza di un Paese, che cosa può impedire a quella persona di imporre la propria volontà a tutta la nazione? Implicitamente o esplicitamente i suoi desideri diventano legge», scrive a sua volta Muhammad Yunus. E l’effetto sarà l’esclusione dai diritti e dalle opportunità per chi non appartiene a una cerchia ristretta. L’aumento delle disuguaglianze innesca un circolo vizioso che mina le pari opportunità per tutti. E le rivolte in Ecuador, in Cile e in altri Paesi del mondo negli ultimi mesi sono un sintomo di quanto le disuguaglianze possano diventare insostenibili.

Il rapporto Oxfam usa immagini molto plastiche per dare un’idea del fenomeno: se ciascuno si sedesse sulla propria ricchezza sotto forma di una pila di banconote da 100 dollari, la maggior parte della popolazione mondiale siederebbe al suolo, una persona della classe media di un Paese ricco su una sedia, e i due uomini più ricchi al mondo sarebbero nello spazio.

Non tutti gli studiosi sono d’accordo con i dati presentati nel Rapporto Oxfam e nel Global Inequality Report, o con gli studi di Thomas Piketty, a cui si deve il merito di aver portato questi temi al centro dell’attenzione. Una delle critiche è che nel divulgare i dati ci si concentra molto sulle fasce estreme, come il 10 o l’1% più ricco della popolazione, non tenendo in considerazione le fasce intermedie. In realtà il problema è proprio in questi estremi: se ci si limita a leggere indici sintetici di concentrazione della ricchezza, si hanno misure medie, che senza altri indicatori possono trarre in inganno. Negli ultimi anni ci si è accorti che il problema è proprio nella concentrazione abnorme di ricchezza nelle fasce più alte di reddito, un fenomeno che, se non adeguatamente misurato, può sfuggire.

Per fare solo un esempio, in Italia l’indice di Gini sul reddito disponibile, una misura della concentrazione della ricchezza, è di 33,4 per il 2017. Un dato non elevatissimo, sebbene superiore alla media europea (30,9). Se però andiamo a vedere i dati Inps sui lavoratori che guadagnano di più, osserviamo che negli ultimi 40 anni il tasso di crescita dei redditi da lavoro è aumentato del 99% per i top 10% (quelli che guadagnano di più), mentre per il restante 90% è stato del 65%. Per i top 0,01% l’aumento è stato del 298%.
Dato che si commenta da solo, insieme al fatto che per il 28% dei rapporti di lavoro la paga oraria media è inferiore ai 9 euro.

Nel rapporto Oxfam emerge anche, molto chiaramente, che a fare le spese delle disuguaglianze crescenti sono in particolare le donne, il cui lavoro molte volte è invisibile. L’80% dei lavoratori domestici nel mondo è donna, e di essi solo 1 su 10 gode delle stesse tutele di altri lavoratori, mentre per il 50% non vigono limiti legali alle ore di lavoro.

Proprio mentre mi accingevo a scrivere questo testo ho incontrato una donna che per 13 anni ha lavorato come badante senza tutele: ora è senza lavoro, senza possibilità di pensione, in cerca disperata di un’opportunità, e quindi pronta a rimanere invisibile pur di avere di che mangiare. Fino a quando ci saranno persone disposte a tutto pur di avvicinarsi alle briciole che cadono dalla tavola dei super ricchi o anche solo delle persone normali, l’economia non sarà riconciliata con le sue radici: oikos-nomos, gestione e custodia della casa, la propria e quella di tutti.

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