L'informatore scientifico tra opportunità e intelligenza artificiale

In Italia si registra una domanda crescente di profili specializzati in aree terapeutiche complesse come oncologia, neurologia e malattie rare
July 28, 2025
L'informatore scientifico tra opportunità e intelligenza artificiale
Archivio | Giorgio Weger, Executive Manager Technical Division di Hunter Group
L’industria farmaceutica italiana gode di buona salute. La produzione raggiunge i 56 miliardi di euro, mentre le esportazioni fanno da traino e - nonostante la minaccia dei dazi - toccano i 54 miliardi di euro. Solo Farmindustria conta circa 200 aziende associate a capitale nazionale e a capitale estero, con oltre 130 stabilimenti su tutto il territorio. Gli addetti del settore sono 71mila (+1,4% nel 2024 e +8% in cinque anni), con un incremento del 21% di under 35 negli ultimi cinque anni e con un’elevata presenza di donne, il 45% del totale. Secondo i dati elaborati da Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale qualificato, sono cresciute – negli ultimi 12 mesi – del 15% le opportunità per gli informatori scientifici, medical advisor e key account manager.
In Italia, la Ral-Retribuzione annua lorda media per un informatore scientifico è di circa 39mila euro, con un range che va dai 34mila ai 45mila euro, a seconda dell’esperienza, dell’area terapeutica e della zona geografica. A questo compenso si aggiungono in media circa 8mila euro di bonus variabile. La maggior parte di questi professionisti è assunto con il contratto collettivo nazionale chimico-farmaceutico, ma negli ultimi tempi è aumentata la tendenza a collaborare in partiva Iiva soprattutto per figure junior o quando si lavora in piccole realtà. In Spagna, invece, il compenso medio è leggermente inferiore: 36mila euro, ma può superare i 50mila euro in città come Madrid e Barcellona. Il bonus annuo medio si aggira attorno ai 7.500 euro. Il mercato spagnolo presenta una maggiore apertura alla flessibilità contrattuale e al lavoro autonomo, anche se le grandi imprese preferiscono contratti collettivi regolamentati. «In entrambi i Paesi che abbiamo esaminato – spiega Giorgio Weger, Executive Manager Technical Division di Hunters Group – il gender pay gap è contenuto; tuttavia, ci sono ampi margini di miglioramento: la vera sfida, infatti, è garantire l’equità non soltanto dal punto di vista della retribuzione, ma anche nelle opportunità di carriera e nella possibilità di accedere a ruoli apicali per merito ed indipendentemente dal genere».
Nel nostro Paese si registra una domanda crescente di informatori scientifici specializzati in aree terapeutiche complesse come oncologia, neurologia e malattie rare, ma anche di figure ibride come i medical science liaison. Anche il settore veterinario è in espansione, trainato dalla nutraceutica e da un rinnovato interesse per la salute animale che riveste sempre maggiore importanza. La Spagna, invece, sta vivendo un boom del biotech e dell’export farmaceutico (+17% nel 2023): per questo motivo, le aziende cercano professionisti capaci di unire competenze scientifiche e commerciali a quelle legate alla digitalizzazione e alla conoscenza di lingue straniere.
Le regioni più dinamiche e che offrono maggiori opportunità di lavoro sono Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, anche per la presenza, in quei luoghi, dei cluster farmaceutici. La collaborazione a partiva Iva è più diffusa nelle pmi e per ruoli a progetto che richiedono maggiore autonomia gestionale e spirito imprenditoriale. In Spagna, Madrid e Barcellona rappresentano i poli principali; anche in queste due metropoli sta aumentando il ricorso a collaborazioni autonome, specialmente in ambito digitale e in progetti innovativi.
«Nonostante le differenze normative – aggiunge Weger – si registra una crescente mobilità tra i due Paesi. Le multinazionali operanti a livello europeo favoriscono il trasferimento interno di professionisti o il reclutamento transnazionale per progetti condivisi tra più nazioni. L’Italia attrae professionisti spagnoli in cerca di maggiore stabilità contrattuale, mentre le aziende italiane guardano alla Spagna per accedere a un bacino di talenti flessibili».
L'investimento in intelligenza artificiale
Le aziende biofarmaceutiche stanno sempre più integrando tecnologie di Ia-Intelligenza artificiale per potenziare le loro strategie incentrate sul cliente, favorendo un coinvolgimento più personalizzato e una maggiore efficienza operativa. Tuttavia, per sbloccare il vero potenziale dell’Ia è fondamentale un focus strategico e un investimento in dati puliti e armonizzati. Senza questa base solida, anche gli strumenti di Ia più avanzati rischiano di non fornire risultati significativi o scalare oltre i progetti pilota. Le aziende leader nel settore biofarmaceutico stanno comprendendo l’importanza di avviare gli investimenti in Ia a partire da una base di dati affidabili e ben strutturati. «Nel 2025, dare priorità alla qualità dei dati e al loro allineamento con gli standard normativi consentirà a queste organizzazioni di sfruttare appieno il valore di questa tecnologia, ottimizzando i processi di revisione medica, legale e normativa, generando preziosi insight operativi per i team sul campo e scalando l’analisi avanzata», afferma Chris Moore, presidente di Veeva Europe.
La recente ondata di innovazione nell’Ia non ha ancora trasformato radicalmente il settore life science. Nel 2025, le biofarmaceutiche europee che sapranno armonizzare i dati interni ed esterni inizieranno a raggiungere dei benefici dal punto di vista commerciale. «Queste organizzazioni combineranno motori Ia già disponibili con dati più armonizzati e puliti. Acquisire dati da fonti affidabili e verificate internamente aumenterà la fiducia nei risultati generati dall’Ia, rendendo più semplice scalare i progetti pilota da soluzioni per singolo mercato o brand all’intera azienda. L’Unione Europea ha introdotto l’Artificial Intelligence Act, la prima regolamentazione completa sull’Ia mirata a garantire che questa tecnologia sia sviluppata e utilizzata in modo sicuro. In combinazione con le vigenti norme europee sulla privacy dei dati, le biofarmaceutiche europee avranno principi chiari per supportare futuri investimenti e innovazioni. Il successo commerciale arriverà alle organizzazioni che sapranno mantenere puliti i loro dati, garantiranno nuove fonti e le utilizzeranno nel rispetto di questo quadro normativo.
«Il crescente utilizzo dell’Ia per la creazione, la pulizia e il controllo di qualità dei contenuti porterà a un volume record degli stessi, rendendo più difficile diffondere messaggi rilevanti sul mercato - sottolinea Moore - . Di conseguenza, i content team e i partner delle agenzie che focalizzeranno i propri investimenti in Ia sia sulla creazione di contenuti di alto valore sia sul miglioramento dei processi di revisione dei contenuti saranno i primi a vedere un ritorno sugli investimenti. Riducendo i tempi di revisione, i team potenziati dall’Ia accelereranno la creazione di contenuti conformi e accurati, nonostante il loro crescente volume. Queste efficienze aiuteranno a trasformare la revisione Mlr da passaggio finale nel ciclo dei contenuti a un ruolo proattivo, ottenendo maggiore visibilità e input nel processo di creazione dei contenuti, riducendo ulteriormente il lavoro di rielaborazione».
Le organizzazioni che semplificheranno la loro catena di fornitura dei contenuti classificandoli con una tassonomia standard, eliminando soluzioni su misura e sfruttando i Large Language Model, si muoveranno più rapidamente ed efficientemente. I team di contenuti e revisione che privilegeranno la qualità rispetto alla quantità saranno i primi a trarre valore dall’Ia.
Mentre le organizzazioni commerciali esplorano casi d’uso di Ia per le advanced analytic, si troveranno comunque ad affrontare i limiti di questa tecnologia. Per esempio, una raccomandazione generata dall'Ia dovrebbe tenere conto di una vasta gamma di variabili non facilmente quantificabili, dal piano visite di un informatore scientifico alla difficile accessibilità degli Hcp ai piani di incentivazione. Se l'Ia propone un suggerimento che un informatore non può o non vuole intraprendere, si rischia di introdurre ulteriore interferenza nel sistema. Di conseguenza, i leader più pronti si concentreranno sugli investimenti nelle persone per ottenere il miglior ritorno su progetti selezionati con cura. I casi d’uso di Ia nell’analisi avanzata avranno maggior successo quando le aziende investiranno tempo nel definire i problemi, strutturare i dati e formare gli utenti su come agire sugli insight, in modo tale da costruire una cultura di gestione del cambiamento in grado di affrontare e colmare le lacune di conoscenza e competenze.
Tuttavia, strumenti di Ia legati a sistemi disconnessi o che richiedono integrazioni complesse con strumenti di business intelligence rallenteranno la generazione di insight e scoraggeranno l’adozione da parte degli utenti. L’Ia che potenzia il processo decisionale e si integra nei flussi di lavoro degli utenti - simile a come le app di navigazione guidano i conducenti nel traffico in tempo reale - vedrà un utilizzo più ampio e porrà le basi per un ritorno economico a lungo termine.
«Il futuro dell’Ia nelle scienze della vita è ricco di opportunità - conclude il presidente di Veeva Europe -. Dall’accelerazione dei processi di revisione dei contenuti all’analisi avanzata, l’Ia ha il potenziale per snellire i processi e migliorare la customer centricity. Tuttavia, il successo richiederà un approccio ponderato: sarà necessario investire in dati puliti e affidabili, integrare l’Ia senza soluzione di continuità nei flussi di lavoro e abilitare i team ad agire sugli insight. Le aziende che abbracceranno queste strategie guideranno la trasformazione del settore, generando valore e crescita significativi negli anni a venire».

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