mercoledì 16 giugno 2021
L’ex parroco, don Andrea Conocchia: il dramma di Colle Romito è la storia di una madre anziana lasciata da sola col suo problema, un figlio malato. Nessuno se ne è preso cura
Il luogo dove, ad Ardea, domenica scorsa sono stati uccisi i due bambini insieme con un pensionato

Il luogo dove, ad Ardea, domenica scorsa sono stati uccisi i due bambini insieme con un pensionato - Ansa

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«È un territorio dimenticato, è davvero periferia, sia di Roma che della stessa Ardea. E il dramma di Colle Romito è una storia di periferia, una madre anziana lasciata da sola col suo problema, con suo figlio malato. Una vicenda figlia del degrado sociale e della solitudine. Certo c’è la questione della pistola, ma il tema è soprattutto il tessuto sociale, la realtà territoriale. Queste sono zone ai margini. La madre a chi poteva chiedere aiuto? A nessuno. Perché i servizi non ci sono o funzionano male. E poi ognuno si fa i fatti suoi. Nessuno denuncia, dicono 'non mi riguarda', nessuno dice nulla, nessuno si informa né si preoccupa». È l’amara riflessione di don Andrea Conocchia, dal 2007 al settembre 2019, parroco all’Assunzione della Beata Vergine Maria al Lido dei Pini, la parrocchia anche del consorzio dove è avvenuto il triplice omicidio.

«Chiesa in uscita, perché non avevo chiesa parrocchiale e celebravo all’aperto, in spiaggia, nei campeggi, nella pineta, in alcune cappelle di fortuna. E così è ancora oggi, col nuovo parroco don Martino. Fortunatamente per me, sono potuto andare tutti gli anni a visitare le famiglie, dalla prima all’ultima, cancello per cancello, campanello per campanello ». Ora don Andrea è parroco a Torvaianica, a dieci chilometri da Ardea, ha una bella struttura parrocchiale ma i problemi sono analoghi. E ricorda bene quelle visite alle famiglie. «Ho incontrato tante famiglie con problemi tipici delle periferie, situazioni di disagio di ogni genere. C’era chi chiedeva aiuti di prima necessità, anche alimenti, ma la gente chiede soprattutto vicinanza. L’impegno è quello di essere presenti, vicini, solidali, e anche poter essere di stimolo verso le istituzioni per quanto riguarda i servizi sociali. Tutto il litorale è lo sfogo della grande città ma non ha i servizi».

Eppure non pochi la scelgono invece della metropoli. «Ci vanno a vivere le persone che non si possono permettere una casa a Roma e quindi pensano di trovare lì una realtà tranquilla e serena, e in fondo in 40 minuti sei in città. E invece non hai la posta, la farmacia è a 5 chilometri, la stazione è lontana e anche gli autobus, i servizi sanitari non ci sono. gli ospedali sono a Anzio e Pomezia, il medico di base è a Tor San Lorenzo o a Anzio. Per chi è solo o non ha i mezzi, diventa un’impresa. Qui alla fine ci si viene solo per dormire. Sono realtà sconfinate, fuori da tutto, senza nessuno. Ci siamo solo noi con le parrocchie. O con altre belle iniziative della Diocesi di Albano, come la casa per padri separati e la casa famiglia per donne vittime di violenza, che ospita anche alcuni bambini».

Un luogo che, ricorda don Andrea, «è nato per le vacanze al mare, e in parte lo è ancora. Infatti d’estate è molto più popolato. D’inverno, lo ripeto, è proprio una periferia romana, come altri insediamenti lungo la costa. In quel consorzio c’è di tutto, persone agli arresti domiciliari, ci sono gli amici immigrati, albanesi, rumeni, alcune case con famiglie rom, sia date in affitto che occupate, altre villette saccheggiate o abbandonate, magari per questioni di eredità. Inoltre il litorale è periferia romana con tutti i problemi, dalla droga al disagio giovanile. Le forze dell’ordine fanno quello che possono, ma i carabinieri sono a Tor San Lorenzo e la Polizia a Anzio». Ma, conclude il parroco, «quello che manca è il senso di comunità. Sono persone che vengono da storie e situazioni diverse, un po’ raccogliticce. E poi mancano luoghi fisici di incontro e aggregazione, per dare alle persone la sensazione di comunità. C’è solo il momento della celebrazione domenicale. Non ci sono neanche le piazze, ma solo le piazzette dei vari consorzi. Così chi ha dei problemi li vive molto da solo. E dai problemi non è difficile passare ai drammi. E solo allora, purtroppo, ce ne accorgiamo».

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