lunedì 13 maggio 2024
In un campo di 28 metri quadri in Lomellina trapianto di un riso Tea, con modifiche che replicano quanto avviene in natura, utili a difenderlo da un fungo. Un progetto dell'Università di Milano
Il trapianto del primo riso Tea in Lomellina

Il trapianto del primo riso Tea in Lomellina - Paolo Viana

COMMENTA E CONDIVIDI

«Scusate, volevo solo spiegarvi un attimino di cosa si tratta…». A Vittoria Francesca Brambilla, una vita in laboratorio, fa strano sentire parlare di “riso della Vittoria”. Ma è un fatto che da quando tutti chiamano così il primo vegetale geneticamente modificato ma non ogm questa ricercatrice dell’Università di Milano è un simbolo. Perché è la prima ad aver portato in campo una cultivar TEA (tecnologie ad evoluzione assistita). L’attimino che vale una vita. Sono dieci anni che ci lavora, con il marito – il professor Fabio Fornara – e sono cambiate molte cose.

Quest’anno, il senatore Luca De Carlo ha reso possibile la sperimentazione di varietà modificate per resistere alle malattie senza ricorrere a procedure transgeniche ma utilizzando le tecniche Crispr-Cas9. L’opportunità rientra in una deroga che scade a fine anno e che è passata solo grazie a un emendamento al decreto siccità: «Il messaggio politico è più facile se è motivato con uno slogan, ma è più difficile se è fondato sulla scienza. Ma dobbiamo lavorare così, se vogliamo dettare una linea strategica» spiega lui. Presentando il primo riso Tea (si chiamerà Ris8imo), Brambilla ammette la soddisfazione del mondo scientifico – «la prima volta che una Tea esce dal laboratorio» – e la senatrice a vita Elena Cattaneo conferma il valore storico di questo progetto.

Al suo fianco, l’assessore all’agricoltura della Regione Lombardia, Alessandro Beduschi: ha aperto le porte alla sperimentazione del primo riso resistente al fungo del brusone, incassando il titolo di “prima Regione Tea”. «È una delle giornate più belle da quando sono assessore» commenta. Difficile dargli torto. L’esponente della destra – stesso partito di De Carlo – realizza il sogno di tutto il mondo della ricerca scientifica dopo decenni che il centrosinistra non ha saputo riconciliare scienza e ambiente, mantenendo il veto su qualsiasi innovazione genetica. «Questo giorno vale l’intero mandato – afferma –. Certo, lo facciamo con una parcella di 28 metri quadri di campo video sorvegliati, come se fosse una operazione di polizia. Oggi noi certifichiamo un nuovo patto tra politica e scienza che è per la sostenibilità e non contro l’ambiente e su questo piano può fare di più».

In platea, agricoltori, consorzi irrigui, industria e tanta università, raccolti dalla fondazione Bussolera Branca, la stessa che ha finanziato qualche anno fa una efficace ricerca contro la zanzara tigre e oggi si sostiene questa sperimentazione.

Sullo sfondo, storie di ordinaria burocrazia, come quella raccontata da Roberto Defez (Cnr): «La prima richiesta di sperimentazione la Brambilla se l’è vista respingere perché aveva sbagliato a scrivere la causale del versamento da 1500 euro con cui l’aveva presentata. Non si può fermare la Storia per un vaglia».

Il progetto è fortemente innovativo ma non ha solo un valore scientifico. Lo chiarisce il risicoltore Federico Radice Fossati: «Per la prima volta in Italia stiamo vivendo il cambio di un sistema di coltivazione». Le sue risaie sono le stesse che Ludovico il Moro regalò a Cecilia Gallerani, la dama dell’Ermellino; rappresentano l’habitat naturale del Carnaroli, il riso più pregiato ma anche quello che più facilmente attaccato dal brusone. Come l’Arborio, nelle cui scatole sarà inserito Ris8imo, se il progetto avrà successo e diventerà il primo riso Tea consumato nel nostro Paese.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI