lunedì 13 maggio 2024
Pubblicate le norme che regolano il segno più importante dell'anno giubilare: la remissione di ogni "punizione" provocata dai peccati. Pellegrinaggi e gesti di carità le vie privilegiate
Il 3 Marzo 2015, in occasione del 2° anniversario della sua elezione, Papa Francesco celebra la Penitenza

Il 3 Marzo 2015, in occasione del 2° anniversario della sua elezione, Papa Francesco celebra la Penitenza - Agenzia Romano Siciliani

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Dici indulgenza e dici in pratica misericordia. I due termini, come ricorda anche papa Francesco nella Spes non confundit sono in pratica sinonimi. Partono da qui le Norme per la concessione dell’indulgenza durante il Giubileo ordinario dell’anno 2025, pubblicate ieri ad opera del penitenziere maggiore, cardinale Angelo De Donatis e del reggente della Penitenzieria Apostolica, il vescovo Krzysztof Nykiel. «L’indulgenza, dunque, è una grazia giubilare».

Che cosa bisogna fare per ottenerla? Strumento privilegiato sono i pellegrinaggi. Ma il documento innanzitutto precisa che durante l’Anno Santo del 2025 «resta in vigore ogni altra concessione di indulgenza» e che dunque alle consuete condizioni sarà possibile ottenerla e applicarla anche «alle anime del Purgatorio in forma di suffragio».

Le mete di pellegrinaggio sono Roma, con la visita ad almeno una delle Basiliche papali e la Terra Santa (almeno una tra le basiliche del Santo Sepolcro a Gerusalemme, della Natività a Betlemme e dell’Annunciazione a Nazareth). Ma l’indulgenza si può ottenere anche partecipando alla Messa, al Rosario, alla Via Crucis e ad altre celebrazioni in un pellegrinaggio «verso qualsiasi luogo sacro giubilare» o «in altre circoscrizioni ecclesiastiche», cattedrali e chiese, secondo quanto disposto dai vescovi locali.

Il documento indica come mete altri luoghi sacri a Roma (ad esempio le sette chiese care a san Filippo Neri, ma anche luoghi di culto dedicati alla donne, come Santa Maria sopra Minerva, che custodisce il corpo di Santa Caterina da Siena) e nel mondo. Tra questi i santuari di Assisi, Loreto e Pompei, ma anche i luoghi indicati da ciascun vescovo o i santuari nazionali designati dalle rispettive Conferenze episcopali. Inoltre, chi «per gravi motivi» (suore di clausura, malati, detenuti) non può spostarsi, potrà comunque conseguire l’indulgenza recitando il Padre Nostro, il Credo in qualsiasi forma legittima e altre preghiere conformi alle finalità dell’Anno Santo, offrendo la sua sofferenza o i disagi della propria vita».

Le norme della Penitenzieria spiegano che l’indulgenza viene «annessa anche alle opere di misericordia e di penitenza». Dunque con la visita a malati, carcerati, anziani soli, diversamente abili sarà possibile ottenere l’indulgenza a ogni visita, anche una volta al giorno.

La medesima possibilità è legata, continua il documento, a iniziative «che attuino in modo concreto e generoso lo spirito penitenziale che è come l’anima del Giubileo», in particolare riscoprendo «il valore penitenziale del venerdì» con l’astensione «almeno durante un giorno» da distrazioni «reali ma anche virtuali» come quelle indotte da media e social network, da «consumi superflui», praticando ad esempio il digiuno come indicato dalla Chiesa, «devolvendo una proporzionata somma in denaro ai poveri» o «sostenendo opere di carattere religioso o sociale», a favore della difesa e protezione della vita, dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi o soli, dei migranti, o ancora «dedicando una congrua parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato».

L’Anno Santo, afferma il testo pubblicato dalla Penitenzieria, è un periodo speciale in cui sperimentare il perdono divino. Per questo nella parte conclusiva delle norme si dà spazio a tutto quanto faciliti l’accesso alla Confessione, con una serie di facoltà concesse a vescovi in questo senso e con l’invito a tutti i sacerdoti «ad offrire con generosa disponibilità e dedizione di sé la più ampia possibilità ai fedeli di usufruire dei mezzi della salvezza». Vengono suggerite anche delle indicazioni pratiche, come la pubblicazione delle «fasce d’orario per le confessioni», l’esortazione ai sacerdoti confessori a farsi «trovare in confessionale, programmando celebrazioni penitenziali a cadenza fissa e frequente», chiedendo aiuto anche a sacerdoti anziani che non abbiano incarichi pastorali.

Una raccomandazione conclusiva ai vescovi è ad aver cura di spiegare «chiaramente le disposizioni e i principi» che sono alla base del conseguimento delle indulgenze, con una formazione che tenga conto «in modo particolare delle circostanze di luogo, di cultura e di tradizioni» di ciascun popolo.

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